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Home›CULTURA›Università di Foggia: La professoressa Antonella Cagnolati racconta Rachel Carson

Università di Foggia: La professoressa Antonella Cagnolati racconta Rachel Carson

By duegt
25 Marzo 2022
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Silent Spring: una storia, una donna, un futuro” è il titolo del convegno internazionale, organizzato dall’Università di Foggia, in programma il 22 aprile. Rachel Carson, biologa e zoologa statunitense vissuta dal 1907 al 1964, è autrice di molti libri tra cui il più famoso Silent Spring. Un testo di denuncia ambientale che fa di questa figura una pioniera di battaglie e temi che risultano quanto mai attuali.

A raccontare in un’intervista per Unifgmag di questo importante appuntamento, organizzato non a caso in occasione della Giornata Mondiale della Terra, è la prof.ssa Antonella Cagnolati, docente del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Unifg. La docente, esperta di questioni di genere, ha organizzato il convegno assieme al prof. Giuseppe Nicoletti, docente del DEMET Unifg.

Cos’è esattamente questo convegno e di cosa si parlerà?
Io e il collega Giuseppe Nicoletti abbiamo deciso di rendere omaggio non solo a una grande donna ma soprattutto a un’opera che è stata pionieristica per lo sviluppo di una coscienza ambientalista. Esattamente 60 anni fa Rachel Carson pubblicò un libro dalla portata esplosiva, uno di quei libri che cambiano il corso della storia: Silent Spring. Il libro ebbe una storia tormentata perché i contenuti andavano a inficiare, indebolire e criticare quelle che erano le dinamiche industriali del tempo negli Stati Uniti, soprattutto l’idea di usare questo prodotto, che poi si scoprì altamente cancerogeno, che era il DDT, per debellare gli insetti e migliorare le colture. Quindi l’idea di rendere omaggio alla Carson e a questo libro importante è venuta perché stiamo assistendo negli ultimi anni a un rinnovamento di una coscienza ambientalista soprattutto nei giovani, grazie forse a l’opera di Greta Thumberg ma non solo. Penso che l’ecologia sia la grande sfida, la parola chiave che può mobilitare i giovani su una difesa del pianeta e sulla coscienza che il pianeta è di tutti noi e che quindi dobbiamo fare il possibile per preservarlo. La coscienza ambientalista, che nel 1962 non c’era, piano piano si è sviluppata e sempre più negli ultimi anni diventa una linea guida anche per le politiche ma non solo. Questo sarà un convegno internazionale: abbiamo contattato figure di primo rilievo, esperti di Rachel Carson ma anche di tematiche ambientaliste. Una delle persone più importanti che parteciperà al convegno, con collegamento online, è l’amica e biografa ufficiale di Rachel Carson che è Linda Lear, una persona che le è stata molto vicino, che ha raccolto la sua eredità di documenti, libri e che possiede nel suo centro un archivio con tutti i dati, i manoscritti e opere rilevanti inedite. Il convegno si concentrerà sull’aspetto biografico della Carson, ma abbiamo voluto creare un contesto anche volto a capire come si muove oggi in Italia il diritto dell’ambiente, come ancora nel mondo si sta parlando degli Hazardous Chemical (la chimica pericolosa) nel senso che molte sperimentazioni vengono messe in atto e non sappiamo le conseguenze a lungo termine. Avremo colleghi, docenti universitari, che si occuperanno di questo. Il convegno sarà in doppia lingua, italiano e inglese, e poi ci sarà anche una parte dedicata alla Carson come scrittrice, in particolare alla sua eredità ecologista ma anche spirituale e anche qui ci sarà una speaker importante che è Karen F. Stein, altra sua biografa che ha accettato di partecipare e ci racconterà l’eredità di Carson. I temi sono abbastanza vari, ci teniamo però a concentrarci sull’idea di dare una ecologia che può tornare a farsi strada nelle coscienze dal punto di vista etico e morale. Anche su questo avremo testimonianze importanti come quella di Renata Sukand, che insegna a Venezia l’importanza della biodiversità. È quindi un convegno a metà tra letterario, biografico e lo scientifico. Poi ancora ci saranno approfondimenti su un libro particolare, anch’esso pionieristico, un libro piccolo ma dal grande contenuto educativo e pedagogico che è “Help your child to wonder”  (“Insegna ai tuoi bambini a meravigliarsi”). È un piccolo libro che la Carson scrisse per il nipote per insegnare ai bambini ad avere una sana meraviglia di fronte alla natura.

Ma chi era Rachel Carson e perchè è ancora così importante parlare di lei?
Io come storica delle donne ho sempre pensato che sia una missione occuparsi delle pioniere, in particolare di quelle che per aprire una strada in certi campi considerati sempre come territori di esclusiva predominanza maschile abbiano messo in campo una forza e un’energia straordinaria per avventurarsi. E la Carson è stata una pioniera non solo scientificamente, lo è stata anche nelle prassi della sua vita. Per esempio è stata la prima donna a fare domanda per il servizio civile negli Stati Uniti nel 1936 e con grande sorpresa ha superato tutti gli altri pretendenti maschi a quel posto, quindi è stata la prima donna a inserirsi nel contesto, totalmente maschile, del servizio civile americano. Potremmo raccontare molti episodi della sua vita che la rendono pioniera. Io mi sono appassionata moltissimo a questo personaggio per la sua energia e forza. Quando pubblicò “Silent Spring” ci fu una battaglia contro di lei perché quel libro toccava interessi economici, dunque come spesso accade ci si trovò di fronte a delegittimazione scientifica e critica all’aspetto femminile. Le dissero cose orribili come spesso si fa verso le donne scienziate che vanno contro i paradigmi fossilizzati. Lei addirittura ebbe un’audizione di fronte al senato all’epoca di Kennedy, che pure la stimava moltissimo, e disse chiaramente che non c’era un altro pianeta e che quel che si stava facendo era pericoloso. Parlare della Carson ha senso anche perché lei, mentre combatteva questa battaglia in difesa dei diritti del pianeta, in realtà stava combattendo una battaglia personale. Si ammalò di cancro e per non manifestare in pubblico la sua debolezza continuò a fare conferenze, a scrivere, a pubblicizzare le sue teorie fin quando morì per un infarto successivo al cancro al seno. Nel frattempo c’è anche da dire che questa straordinaria donna ha avuto la forza e la tenacia di studiare e di andare avanti nonostante le difficoltà economiche al momento della laurea, non potè conseguire il dottorato anche perché dovette assistere la madre malata. Insomma una serie di questioni che ci fanno capire che se una donna è davvero determinata  e convinta delle sue teorie e delle sue battaglie riesce a superare anche queste barriere che le si frappongono. C’è da dire che la Carson ha lasciato un’eredità enorme, facendo anche solo una ricerca mirata su google si scoprono documentari, un film che prima è stato opera teatrale, poi ancora commenti, pubblicazioni, centri di ricerca, scuole dedicate a lei, anche la sua casa è diventata un museo che propone attività per i bambini. Molte iniziative che da lei prendono le mosse e quello che noi possiamo dire oggi, a 60 anni dalla pubblicazione di Silent Spring, è che aveva ragione. Perché queste sono le grandi certezze a posteriori. Noi ci siamo scontrati nella storia della scienza con grandi affermazioni che hanno avuto contrasti forti e che poi a distanza di secoli avevano ragione. E la Carson è una di queste. Le battaglie che lei fece in realtà erano tutte battaglie giuste, corrette da un punto di vista scientifico e quello che emerge anche dagli altri suoi scritti è questo amore per la natura. Non è solo scienza, è anche la grande passione che la porta a difendere la natura mettendo in guardia i lettori e l’opinione pubblica dai pericoli, che non sono pericoli solo nei confronti della natura, perché la natura siamo noi. Tra l’altro, e di questo parleremo anche nel convegno, c’è la bellezza della sua scrittura: lei è stata una grandissima scrittrice che fu assunta per divulgare perché era brava a scrivere. Infatti l’esordio di Silent Spring è una fiaba, due pagine di estremo lirismo. Continuò a scrivere vincendo tanti premi. Il documentario che racconta i suoi libri dedicati al mare ha vinto un premio Oscar, i temi che lei tratta ancora oggi sono importanti. Una figura di un’energia straordinaria. Il compito è quindi quello di riscoprire queste figure, far conoscere i loro scritti, studiarli e aprirli al grande pubblico. Perché questo secondo me è stato anche un suo merito: ha lavorato anche per la divulgazione, proprio perché il suo sapere non rimanesse circoscritto in un ambito limitato di scienziati ma perché la gente sapesse. Quello che doveva raccontare era terribile e per questo andava detto pubblicamente e da qui poi le battaglie contro di lei, soprattutto da parte delle multinazionali della chimica. Una donna straordinaria come ne incontriamo tante. Io sento sempre il dovere di parlare di queste figure perché se non si conoscono si perde un pezzetto della storia non solo delle donne ma dell’umanità.

Il valore delle pioniere sta in questo: nel fatto che hanno aperto una strada che a noi oggi sembra normale ma 60 anni fa non lo era, mica c’era la coscienza ambientalista. Però ci vuole il suo tempo perché da un paradigma si passi ad un altro, il paradigma della coscienza ecologica ci ha messo tempo. Ce n’è voluto per far capire che quelle teorie avessero un fondamento. 

Quanto senso ha oggi il parlarne così tanto?
Ha senso perché quello che si evidenzia nei libri dedicati di più all’infanzia o alla divulgazione scientifica è raccontare all’opinione pubblica che non è esperta di scienza, che non ha conoscenze in tale campo con un approccio non banalizzante ma altrettanto importante e convincente quello che sta succedendo, perché la devastazione della natura interessa tutti noi che siamo personaggi che viviamo la natura. Al suo tempo non si faceva che dire: “la signora Carson sta dicendo che la natura è più potente degli uomini, invece gli uomini governano la natura”. L’idea che lei propagandava  all’epoca sembrava veramente troppo fantasiosa, utopistica, invece oggi ce l’abbiamo sotto gli occhi. Erano due modelli di pensiero antagonisti, il predominio della natura da parte degli uomini e della scienza e invece l’idea che la natura è padrona delle nostre vite. C’è una sua citazione che è rimasta nota e che ha senso ricordare:

“Più riusciamo a focalizzare la nostra attenzione sulle meraviglie e le realtà dell’universo attorno a noi, meno dovremmo trovare gusto nel distruggerlo.” 

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